Achille Funi
(Ferrara 1890 – Appiano Gentile 1972)
Ritratto della sorella, 1921
Olio su tavola, cm 49,5 x 39,5
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis”, inv. 0671
Mia sorella, c. 1921
Olio su tela, cm 60,5 x 44,5
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis”, inv. 0674
I due ritratti della sorella di Achille Funi vennero realizzati dall’artista nel 1921, un anno cruciale in Italia per la definizione del moderno classicismo nelle ricerche artistiche che si ponevano in rapporto con l’arte del passato. Nel 1920, infatti, Funi sancì la rottura con le sue precedenti esperienze futuriste firmando il Manifesto contro tutti i ritorni in pittura, focalizzando la sua ricerca sui temi della composizione e della solidità plastica e dedicandosi allo studio dell’arte italiana del Rinascimento. Gli anni tra il 1920 e il 1923 sono caratterizzati da una personale interpretazione del realismo magico, caratterizzato da schemi iconografici ispirati alla pittura rinascimentale che infondono un’aura straniante di sospensione temporale alla rappresentazione della quotidianità. Margherita era la modella prediletta dell’artista ed è stata ritratta all’interno di un sobrio impianto compositivo quattro-cinquecentesco. La posa a braccia incrociate e le nobili sembianze del Ritratto della sorella celano riferimenti a Leonardo da Vinci, maestro al quale Funi si ispirò costantemente nel corso della sua carriera. Quest’opera presenta una tecnica accuratissima che definisce le forme attraverso un delicato chiaroscuro: la donna appare in tutta la sua grazia ma con uno sguardo distante e malinconico che infonde al dipinto un’atmosfera intima e indecifrabile.
Il dialogo tra citazioni colte e realtà quotidiana appare più evidente nel secondo ritratto, in cui la figura della sorella si iscrive in un contesto caratterizzato sia da elementi neo-rinascimentali, come lo sfondamento prospettico laterale o la balaustra su cui poggia il vaso, sia da richiami alla contemporaneità. Margherita, infatti, è ripresa in una foggia informale e la finestra lascia intravedere un moderno scorcio urbano animato dal transito di una motocicletta. I due dipinti vennero acquisiti dagli eredi dell’artista nel 1976, andando così ad arricchire il nucleo di opere di Achille Funi di proprietà civica.