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Filippo de Pisis

(Ferrara 1896 – Milano 1956)

Natura morta col martin pescatore, 1925

Olio su cartone, cm 46 x 71,5

Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis”, inv. 640

 

Natura morta col martin pescatore registra i primi passi di Filippo de Pisis verso l’acquisizione di un proprio linguaggio pittorico e il progressivo allentamento della primitiva vocazione letteraria e poetica. Nel periodo del primo conflitto mondiale, nella nativa Ferrara, De Pisis aveva sostenuto, in qualità di critico la folgorante stagione metafisica di De Chirico e Carrà. Si era poi stabilito a Roma dove aveva condotto il proprio apprendistato pittorico studiando i capolavori dell’arte classica e barocca e frequentando gli ambienti artistici del “ritorno all’ordine”.

Natura morta col martin pescatore risale al 1925, quando De Pisis preparava il suo trasferimento definitivo a Parigi, e costituisce un progresso rispetto al «bel dipingere» e alla pittura «un po’ secca» – così l’aveva definita lo stesso artista – dei precedenti anni romani. Le tonalità cromatiche sono intense, la materia pittorica è piena e l’insieme, sebbene un po’ statico, risulta convincente. La natura morta rappresenta il genere letterario-poetico per eccellenza nell’opera di De Pisis e, anche in questo caso, attraverso la messa in scena meditata degli oggetti, viene orchestrata una vera e propria narrazione carica di suggestioni, che fa pensare ad un saluto e ad un congedo dalla propria città natale e dagli anni dell’adolescenza. Il tema pascoliano del sentimento della morte, reso struggente dalla vivacità del piumaggio dell’uccello, è stemperato dagli altri oggetti disposti con cura: un ventaglio, un bicchiere, un’arancia, un pacchetto di sigarette. Tra questi, figura anche una piccola marina notturna che emana la propria atmosfera romantica sul resto della composizione. Il motivo del quadro nel quadro è ricorrente nella sua produzione, in particolare nei dipinti del biennio 1925-26. A volte si tratta di un omaggio di De Pisis a un maestro da lui amato, in altri casi sono composizioni anonime, tele vuote o firmate dall’artista stesso, come nella Natura morta col martin pescatore. Qui ha voluto forse inserire una prova giovanile, un cimento degli anni ormai distanti in cui la pittura era ancora soltanto il commento figurativo alla preponderante attività letteraria.