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Mario Sironi

(Sassari 1885 – Milano 1961)

La Giustizia. Studio per il mosaico La Giustizia fiancheggiata dalla Legge, che reca le tavole

scritte, e da una figura giovanile, simbolo della forza, recante il Fascio con la Verità nell’aula

della Prima Sezione della Corte d’Assise d’appello penale del Palazzo di Giustizia di Milano, 1936-39

Tempera e matita su carta da spolvero [applicata su tela], cm 154,5 x 246,2
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis”, inv. 1003

 

Donato al museo da Mimì Costa, erede dell’artista, il monumentale dipinto è uno studio preparatorio per il mosaico La Giustizia fiancheggiata dalla Legge, che reca le tavole scritte, e da una figura giovanile, simbolo della forza, recante il Fascio con la Verità realizzato da Sironi tra il 1936 e il 1939 per il Palazzo di Giustizia di Milano. Il complesso architettonico, progettato da Marcello Piacentini, è un esempio compiuto dello stile celebrativo fascista “classico” e “moderno” e «di una fusione organica di opere d’arte», nel quale il mosaico di Sironi è uno degli elementi più rilevanti. Con le sue figure monumentali e solenni, che scandiscono la parete come un colonnato, testimonia una perfetta integrazione con l’ambiente che lo ospita, mentre la scelta del mosaico s’ispira al modello di collaborazione tra architetti, artisti e artigiani dei cantieri delle cattedrali romaniche. Il fine è quello di rilanciare il ruolo civile dell’arte nella diffusione dei valori della nuova società, secondo i principi del Manifesto della pittura murale firmato da Sironi, Campigli, Carrà e Funi nel 1933 e attuati nelle pervasive campagne decorative promosse dal regime.

Lo studio ferrarese rappresenta un’idea embrionale della decorazione nel quale risulta già abbastanza definita l’allegoria della Giustizia. Fissata in un atteggiamento ieratico e inespressivo che si addice ad un simbolo, è vestita di una tunica classica di colore bianco, espressione di purezza e spiritualità, ed è fiancheggiata dalla bilancia, simbolo di imparzialità di giudizio. Nel mosaico ritorna anche il tema del tronco, che qui è declinato sia negli alberi di un bosco frondoso, sia in un arbusto secco messo in relazione alla raffigurazione di un dannato. Come spesso accade nell’opera di Sironi, le figure e gli elementi naturali hanno un valore equivalente, poiché concorrono a costruire l’impalcatura compositiva dell’opera, secondo l’autorevole esempio delle Grandi bagnanti di Cézanne. Le possenti figurazioni di quest’opera mettono in evidenza alcuni tratti peculiari della ricerca sironiana, come i riferimenti formali, da Giotto a Michelangelo, e all’accento arcaico che sottraggono la scena a presente e la consegnano alla dimensione della storia.