X

Roberto Melli

(Ferrara 1885 – Roma 1958)

Autoritratto, 1933

Olio su tela, cm 62 x 50
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis”, inv. 578

 

L’Autoritratto di Roberto Melli venne acquistato dal Comune di Ferrara nel 1934 ed è una delle prime opere del Novecento ad entrare nelle collezioni civiche, assieme al Foro romano di Achille Funi (1930) e alla Natura morta alla dolce patria donata da De Pisis (1932). Negli anni Cinquanta questo primo nucleo venne esposto a Palazzo dei Diamanti in una sala dedicata ai “moderni”.

Melli attribuiva particolare importanza a questo Autoritratto e volle che figurasse nella sala personale allestita nel 1954 alla XXVII Biennale di Venezia. L’artista vi si ritrae con lo sguardo rivolto verso l’osservatore, manifestando una piena consapevolezza del proprio ruolo. Il dipinto è impostato su un gioco di geometrie ed è scandito da piani di luce ed aree di colore. Possiamo riconoscervi ancora un’eco delle ricerche volumetriche e scultoree della giovinezza. 

Dopo la prima guerra mondiale l’artista aveva abbandonato la scultura e aveva scelto di consacrarsi alla pittura per mettere meglio a fuoco il rapporto tra l’oggetto e l’ambiente circostante. Il suo obiettivo non era imitare fedelmente la natura ma estrarre da essa una sintesi di forma, spazio e colore che guardava all’esempio di Cézanne ma anche la lezione di Piero della Francesca. Questa riflessione maturò all’inizio degli anni Trenta. Proprio nel 1933, Melli in qualità di critico firmò con Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli il Manifesto del Primordialismo Plastico propugnando una ricerca tonale che si affida al colore per restituire l’essenza della realtà, in piena rispondenza con l’Autoritratto:  «L’arte della pittura è rapporto di colore che suscita l’architettura del dipinto, la distribuzione dei suoi spazi, l’essenzialità tipica delle sue forme ».