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Sarcofago di Neon, fine II – primi decenni del III sec. d.C.

Voghenza (Fe)

Lapidario Civico, inv. RA801

 

Il sarcofago, di piccole dimensioni, è del tipo a cassapanca, con il fronte occupato dall’iscrizione funeraria posta entro una tabella con anse a doppia voluta, retta da una coppia di eroti. I fianchi sono decorati da festoni vegetali, mentre il coperchio, a spiovente e largamente sovradimensionato rispetto alla cassa, simula un tetto di tegole e coppi. Gli acroteri anteriori sono scolpiti entrambi con l’immagine di un fanciullo dai capelli lunghi e mantello sulla spalla sinistra, raffigurato secondo canoni che richiamano la ritrattistica imperiale di età antonina (138-192 d.C.). Si tratta di una rappresentazione idealizzata del defunto: un bambino di nome Neon che, come cita l’epigrafe, era morto a 2 anni e 58 giorni (qui vixit annis II diebus LVIII), un’età dunque troppo giovane per coincidere con le raffigurazioni sul coperchio. Il sarcofago, ritrovato il 10 novembre del 1723 di fronte alla delizia estense del Belriguardo e subito trasferito nel Lapidario ferrarese, è riferibile al sito romano di Voghenza. 

Trascrizione e traduzione epigrafe: 

D(is) M(anibus) Neoni / Dulcissimo / Qui vixit annis / II diebus LVIII / T(itus) V(alerius) Maximus /  alumno 

Agli Dei Mani, al dolcissimo Neone che visse due anni e cinquantotto giorni (fece) Tito Valente Massimo al figlio