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Stele-ossuario di Trebius Anteros, I sec. d.C.

Tresigallo (Fe)

Lapidario Civico, inv. RA809

Il monumento fu rinvenuto nel 1903 durante i lavori di sistemazione agraria nella valle di Tresigallo. Si tratta di una stele ad edicola, databile al I secolo d.C. e originariamente composta da tre elementi: nella parte superiore si nota infatti la presenza di un dado sul quale doveva collocarsi un acroterio, ad oggi perduto, affiancato dai due leoncini accosciati. La piccola edicola fungeva da coperchio all’urna cineraria che, collocata al di sotto, presenta l’iscrizione sul fronte. Nella nicchia il defunto, Trebius Anteros, viene rappresentato a mezzo busto, frontalmente e con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. L’uomo indossa una paenula, pesante mantello in lana o pelle, munito di cappuccio e utilizzato come abito da viaggio o da lavoro, dal quale esce la mano sinistra che stringe un rotolo. Tale rappresentazione potrebbe essere un’allusione all’attività economica del defunto, amministratore di un saltus, grande tenuta imperiale, o titolare di una lucrosa impresa commerciale. L’allusione alla sua attività lavorativa verrebbe ulteriormente ribadita dalla tabula scriptoria con legacci sciolti raffigurata in leggerissimo rilievo sul frontone. 

Trascrizione e traduzione epigrafe: 

C(aio) Trebio C(ai) l(iberto) An̂teroti, / Gelliae Q(uinti) l(ibertae) Urbanae / uxori, / L(ucius) Scaptius Primus / vivus.

A Caio Trebio Anteros liberto di Caio e alla moglie Cellia Urbania liberta di Quinto Lucio Scaptio Primo, vivo (pose)